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Aethina Tumida: otto focolai, ma il principale è ancora ignoto

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Calabria, 27 Settembre 2014. Ventiduesimo giorno dalla scoperta di Aethina tumida. Le squadre sono al lavoro anche oggi, la Task Force Veterinaria ha impartito direttive precise: si lavora anche sabato e domenica, se serve si fanno gli straordinari e in caso di bisogno i Medici Veterinari delle Aziende Sanitarie Provinciali verranno distaccati fuori dalla propria area di competenza territoriale e concentrati lì dove c’è più bisogno. Gli Apicoltori stanno dando prova di grande coesione, sono a completa disposizione dei Veterinari pubblici, c’è chi li guida nei tortuosi sentieri che portano ai propri apiari, c’è chi presta loro attrezzature apistiche se non ne hanno, chi invece li coadiuva assecondando le richieste: far fumo, aprire alveari per supportare o velocizzare l’operato del Veterinario quando ne capita uno che con l’insetto ha meno dimestichezza che con le vacche. Succede anche questo, ma la diffidenza dei primi giorni ora è finalmente superata: l’ordine di scuderia è chiaro, qui bisogna collaborare e sono tutti sulla stessa barca. A guardarli mentre insieme aprono e chiudono le casse, una dietro l’altra, fa un certo effetto, inorgoglisce persino, sia gli uni, sia gli altri. C’è rispetto e reciproco riconoscimento di una competenza professionale, c’è la percezione che l’uno senza l’altro non possono fare al meglio ciò che serve, c’è la soddisfazione che si prova a eseguire in squadra un lavoro ben fatto. E infine anche oggi, più di una volta, senti l’esclamazione che non avresti voluto: “Eccola!”. La mano più svelta la pizzica e la blocca prima che scompaia in mezzo alle api o addirittura spicchi il volo. La mettono dentro una provetta mentre all’Apicoltore proprietario dell’apiario è come se gli avessero sparato un colpo a bruciapelo. Purtroppo è lei: Aethina tumida, solo esemplari adulti, in altri due focolai ufficiali e ancora nella zona di Rosarno. Ora siamo a otto. Nel pomeriggio c’è stato un incontro sulle Buone Pratiche Apistiche, organizzato da FAI Calabria a Miglierina, in provincia di Catanzaro, ma i tanti presenti non ne hanno voluto sapere di parlare d’altro che del coleottero. Francesco Corapi, Direttore del Servizio Veterinario della Sanità Animale dell’Azienda Sanitaria Provinciale, ha sottolineato l’assoluta necessità di intensificare gli sforzi per individuare il focolaio principale. Nel frattempo le direttive della Task Force Veterinaria producono i loro ulteriori effetti: le ispezioni sono partite anche sul territorio di Catanzaro e Crotone, ormai all’appello manca solo la provincia di Cosenza. Al Nord dell’epicentro, andando verso Vibo Valentia, sempre in territorio pianeggiante, i controlli stanno dando finora esito negativo. Salendo di quota, quindi verso l’Est dell’epicentro, il territorio si increspa verso l’Aspromonte e anche qui gli esiti dei campionamenti sono tutti negativi. A Ovest c’è il mare e prima ancora la discarica che alimenta il termovalorizzatore. Comincia a raccogliere molto credito questa ipotesi che, in ogni caso, va quanto meno verificata, per confermarla o escluderla il prima possibile, come eventuale focolaio principale o terreno di coltura del pericoloso parassita. Poi non resta da battere che il Sud dell’epicentro e gli apiari eventualmente presenti in questo scacchiere finora trascurato. In giro per l’Italia, intanto, le ASL hanno avviato l’opera di rintraccio degli apiari che hanno fatto nomadismo in Calabria o che hanno acquistato materiale biologico calabrese. Non ci sono ancora dati ufficiali, ma pare che ad oggi gli esiti dei primi controlli effettuati siano tutti negativi. La Sicilia, infine, più di tutti si prepara a contrastare una eventuale emergenza Aethina tumida. Oggi si è tenuta a Catania una riunione convocata dall’Assessorato Regionale della Salute presso il locale Istituto Zooprofilattico. Presenti tutti i rappresentanti dell’Associazionismo apistico dell’Isola e il dottor Franco Mutinelli, del Centro di Referenza Nazionale per l’Apicoltura, operativo presso lo Zooprofilattico delle Venezie. Il modello Calabria vale come esempio e viene recepito anche qui in Sicilia: monitoraggio e collaborazione tra Autorità della Sanità Pubblica e Apicoltori. L’allarme è grande, ma la volontà di tentare, almeno tentare di circoscrivere l’emergenza, è un sentimento ancora vivo e vegeto!

Fonte FAI – Federazione Apicoltori Italiani


Nota del Ministero Salute 

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